Ogni ARTE si dotò di un proprio STATUTO con valore di LEGGE, per mezzo del quale veniva esercitato un TOTALE CONTROLLO
sull’attività PRODUTTIVA.
LIMITI e VIRTÙ
Bandirono così ogni forma di CONCORRENZA ESTERA ed imposero il divieto di fabbricazione degli stessi prodotti in zone non ammesse, o in città minori del Granducato.
Avevano, tuttavia, anche regole ferree che oggi sembrano restrittive della libertà di fare impresa.
Ogni manufatto era vincolato da rigide normative di fabbricazione
e di vendita, fattore che, ad uno sguardo meno superficiale, non può non ricordare l’intricata rete di normative tecniche internazionali che costituiscono gli standard di produzione in molti settori di oggi (…ISO, EN, UNI).
L’ESERCIZIO di un dato mestiere era subordinato ad una severa forma di apprendistato che variava nei tempi e nei modi.
Onerose erano, poi, le TASSE stabilite per l’immatricolazione, dette “di matricola”.
Era, inoltre, vietato ad ogni membro di una corporazione di svolgere un mestiere diverso dalla propria ARTE di appartenenza.
Un confine stretto, teso ad evitare lo sviluppo della persona o un limite solo apparente che permetteva al contrario la formazione di figure altamente professionali, grazie alla continuità del lavoro e al progressivo apprendimento pratico?
Ricordiamo che a quel tempo il lavoro era considerato un mezzo per avvicinare l’uomo alla virtù, tesa verso l’Alto.
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